Aron Hector Schmitz (in arte Italo Svevo) era di famiglia triestina di origini ebraiche: il padre, commerciante ebreo, era originario della regione tedesca della Renania (il nonno Adolfo era stato funzionario imperiale austriaco), la madre italiana. Il padre Francesco selezionò per i figli strutture gestite da insegnanti ebrei, prima la scuola elementare, poi un istituto commerciale, fino alla scelta di un collegio a Segnitz, in Germania, nel quale il giovane Hector insieme ai fratelli Elio e Adolfo trascorse quattro anni, per iniziarvi gli studi commerciali ed apprendere correttamente il tedesco, lingua indispensabile per ogni commerciante triestino. Svevo si accostò, quindi, alla lingua e alla cultura tedesca, esperienza che influì sulla sua identità culturale e sull'adozione del suo pseudonimo: Italo a sottolineare la sua scelta culturale di adottare la lingua italiana nei suoi scritti, Svevo come richiamo alle sue origini e alla sua educazione tedesca.
In questi anni si avvicinò alla lettura di grandi autori della letteratura tedesca, in modo particolare Schiller, Goethe e Heine.
Al suo rientro a Trieste nel 1878 venne iscritto all'Istituto Superiore di Commercio "Pasquale Revoltella", che godeva di grande serietà e rigore educativo e culturale con l’intento di avviarlo ad una carriera di tipo imprenditoriale.
Nel 1896 sposò Livia Veneziani, figlia di un facoltoso industriale triestino, all’interno della cui azienda Svevo raggiunse compiti di responsabilità fino ad arrivare ad incarichi dirigenziali.
In questi anni si dedicò alla lettura dei grandi naturalisti francesi, in special modo Zola e Flaubert, a cui affiancò lo studio di un grande filosofo tedesco che influì in modo determinante sul suo pensiero: Arthur Schopenhauer, da cui ereditò una concezione pessimistica dell’uomo e delle sue possibilità oggettive di conoscenza della realtà.
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