giovedì 21 marzo 2013

Perché leggere i classici: una prima riflessione

I classici sono quei libri che ci arrivano portando su di sé la traccia delle letture che hanno preceduto la nostra e dietro di sé la traccia che hanno lasciato nella cultura o nelle culture che hanno attraversato (o più semplicemente nel linguaggio o nel costume).

Italo Calvino, Perché leggere i classici, Milano, Mondadori, 1995

Contesto storico: Prima guerra mondiale

Lo scoppio della Prima guerra mondiale rappresentò per l’Europa un momento cruciale destinato a mutare irrevocabilmente gli equilibri internazionali. L’occasione fu l’assassinio a Sarajevo dell’erede al trono imperiale Francesco Ferdinando da parte di un dissidente serbo, fatto che spinse l’impero austro-ungarico a dichiarare guerra alla Serbia.

Il conflitto vide contrapposti gli imperi centrali (Germania, Austria-Ungheria, Impero ottomano e Bulgaria) alle potenze della Triplice Intesa (Francia, Gran Bretagna, Russia). L’Italia, inizialmente neutrale, vide poi prevalere sulla maggioranza parlamentare contraria alla guerra guidata da Giovanni Giolitti il partito interventista dei nazionalisti-irredentisti, che fece emergere la figura del socialista trentino Cesare Battisti.

Nell’aprile 1915 con il Patto di Londra sottoscritto in gran segreto sotto il governo Salandra, l’Italia decise di schierarsi a fianco della Triplice Intesa e nel novembre 1918, a seguito della vittoria delle potenze alleate, l'Europa assistette alla dissoluzione dell'impero austro-ungarico e l'Italia portò a compimento il lungo processo di Risorgimento nazionale con l’annessione delle terre irredente di Trento e Trieste.

mercoledì 20 marzo 2013

Contesto storico: Fasci italiani di combattimento (23 marzo 1919)

Il 23 marzo 1919, nella sala riunioni Circolo dell'Alleanza Industriale, in piazza San Sepolcro a Milano, furono ufficialmente fondati i Fasci italiani di combattimento.
Il futuro Duce prevedeva l'attuazione di uno specifico "Programma di San Sepolcro" (dal nome della piazza in cui fu proclamato). I primi appartenenti ai Fasci si chiamarono appunto sansepolcristi, fregiati di una fascia giallorossa (i colori di Roma); gli squadristi semplici invece erano riconoscibili da una striscia rossa al polso della camicia nera.
I locali della prima sede a Milano furono affittati dall'Associazione lombarda degli industriali, presieduta da Cesare Goldmann, un industriale a cui venne pagato regolare affitto. La sede era caratterizzata da simboli degli arditi, che diverranno comuni nell'iconografia fascista: il pugnale, il gagliardetto degli arditi, il teschio. Il simbolo dell'organizzazione è il fascio littorio, dall'antica Roma, così come molti altri simboli del regime si richiamano alla storia romana.

Il Manifesto dei Fasci italiani di combattimento fu ufficialmente pubblicato su Il Popolo d'Italia il 6 giugno 1919. Qui vengono avanzate numerose proposte di riforma politica e sociale, per far "fronte contro due pericoli: quello misoneista di destra e quello distruttivo di sinistra", rappresentando la "terza via" tra i due opposti poli e sviluppandosi nell'ambito delle teorie moderniste sull'"Uomo nuovo".
I Fasci riunirono cittadini italiani accomunati dallo scopo di fermare l'attività bolscevica. La maggior parte dei partecipanti della prima ora furono reduci interventisti della prima guerra mondiale. Molti di loro avevano precedentemente militato in formazioni di sinistra (socialisti, repubblicani, sindacalisti rivoluzionari).

Brano tratto da Wikipedia (licenza CC BY-SA 3.0)

Contesto storico: marcia su Roma (28 ottobre 1922)

La marcia su Roma fu una manifestazione armata organizzata dal Partito Nazionale Fascista (PNF), guidato da Benito Mussolini, il cui successo ebbe come conseguenza l'ascesa al potere del partito stesso in Italia ed il dissolvimento definitivo dello Stato liberale, già precedentemente in crisi.
Il 28 ottobre 1922, alcune decine di migliaia di militanti fascisti si diressero sulla capitale rivendicando dal sovrano la guida politica del Regno d'Italia e minacciando, in caso contrario, la presa del potere con la violenza. La manifestazione eversiva si concluse con successo quando, il 30 ottobre, il re Vittorio Emanuele III cedette alle pressioni dei fascisti e decise di incaricare Mussolini di formare un nuovo governo.

Brano tratto da Wikipedia (licenza CC BY-SA 3.0)

Contesto sociale: egemonia della borghesia e riformismo

Giunta al potere attraverso la conquista dello Stato unitario, la borghesia italiana accantona la questione contadina e svolge la sua azione in base allo sviluppo economico determinante delle città settentrionali e alle loro articolazioni capitalistiche. In esse e a Firenze erano gli istituti moderati che avevano consentito anche l'accentramento finanziario e burocratico delle prime due capitali del Regno, nuovo ma in ritardo nei confronti delle altre nazioni.
L'egemonia borghese, che ha come base le concentrazioni urbane industriali, giustifica la scelta settentrionale dello sviluppo trainante con la necessità della modernità dello sviluppo stesso. Conseguentemente la borghesia attua una legislazione protezionistica che accresce il lavoro e la prosperità del settentrione impoverendo città e campagne del Mezzogiorno.
L'unità avveniva sulla base della diseguaglianza, e il ribellismo e la lotta dei contadini che chiedevano la terra vennero criminalizzati come brigantaggio; più tardi la disuguaglianza delle popolazioni meridionali sarà teorizzata dai sociologi borghesi come incapacità organica delle popolazioni stesse, il Mezzogiorno sarà interessatamente considerato una «palla di piombo» per l'Italia.

Brano tratto dal portale Storiadellaletteratura.it (licenza BY-NC-ND 3.0)

Contesto sociale: fenomeno del brigantaggio

Per brigantaggio si suole definire una forma di banditismo caratterizzata da azioni violente a scopo di rapina ed estorsione, ma che ha avuto, in altre circostanze, risvolti insurrezionalisti a sfondo politico e sociale.
Sebbene il fenomeno abbia origini remote ed abbia interessato periodi storici e territori diversi, nella storiografia italiana, con questo termine, ci si riferisce, generalmente, alle bande armate presenti nel Mezzogiorno fra la fine del XVIII secolo e il primo decennio successivo alla proclamazione del Regno d'Italia. In particolare, l'attività brigantesca assunse connotati politici e religiosi con le sollevazioni sanfediste antifrancesi, fu duramente repressa in epoca napoleonica, borbonica e risorgimentale, allorquando, dopo essersi sviluppata ulteriormente, si contrappose alle truppe del neonato Stato italiano.
In questa fase storica, all'interno o al di fuori delle bande, agirono, mossi anche da motivazioni di natura sociale e/o politica, gruppi di braccianti ed ex militari borbonici.

Brano tratto da Wikipedia (licenza BY-SA 3.0)

Contesto filosofico: influssi sul pensiero di Italo Svevo

Arthur Schopenhauer:
- voluntas/noluntas
- scetticismo e pessimismo sociale
- caducità dei desideri umani e coscienza dell'autoinganno
Da Schopenhauer, letto e studiato da Svevo già durante il periodo trascorso presso il collegio di Segnitz, deriva la percezione che “solo la vita profonda dell’io è reale”. Da ciò l’attenzione estrema per l’indagine dell’io, in un continuo scavo analitico e l’inettitudine a vivere, il perenne contrasto tra “lottatore” e “contemplatore”, rispettivamente l’uno destinato a prevalere, l’altro a soccombere. Svevo esprime in tal modo la crisi esistenziale dell’uomo novecentesco, incapace di ritagliarsi un ruolo adeguato all’interno di una società alienante, fondata unicamente sui valori economici, sulla ricerca del successo, sulla massificazione dell’individuo.

Charles Darwin:
- lotta per l'esistenza
- leggi della selezione naturale
- inettitudine dell'uomo
Da Darwin Svevo riprende il concetto di lotta per l’esistenza, l’interesse per le leggi della selezione naturale de del determinismo, teoria secondo la quale il comportamento umano è dovuto a leggi immutabili. Ma l’idea centrale già mutuata da Schopenhauer resta quella dell’inettitudine dell’uomo, che Svevo vede, con radicale pessimismo, inevitabilmente costretto a una ricerca senza sbocchi e senza speranza.

Karl Marx:
- polemica antiborghese e anticapitalistica
- socialismo rivoluzionario
Svevo si riallaccia al materialismo storico di Marx, anche se non sembra credere all'idea di un possibile miglioramento sociale. Del marxismo Svevo riprese, quindi, l'atteggiamento critico verso la società borghese, ma non condivise le alternative politiche proposte alla realtà esistente e preferì prospettive di tipo utopistico.

Friedrich Nietzsche:
- critica spietata dei valori borghesi
- pluralità dell'io

Sigmund Freud:
- demistificazione delle razionalizzazioni
- psicoanalisi come tecnica di conoscenza
Nel romanzo “La coscienza di Zeno” Svevo critica la tecnica psicoanalitica intesa come cura, ritenendo la psicoanalisi una tecnica di conoscenza, più utile quindi agli scrittori piuttosto che ai medici e ne sottolinea la sua avversione con molti avvenimenti, tematiche e stratagemmi presenti all’interno del libro.