Per Svevo la letteratura deve essere il recupero e la salvaguardia della Vita: l’esistenza che viene vissuta e raccontata è sottratta al flusso del tempo e ai suoi effetti devastanti. Influsso fondamentale ebbe lo studio delle teorie di Freud e della psicanalisi. Secondo Svevo la nevrosi è il segno positivo del rifiuto dell’uomo di sottomettersi alla civiltà moderna. Nasce così la figura dell’ammalato che non riesce ad uniformarsi e ad adattarsi alla società e che la psicanalisi vuole inutilmente cercare di guarire, senza rendersi conto che esso è l’essere umano autentico. Venne influenzato da autori veristi quali Verga, Zola e da autori come Bourget (ideatore del romanzo psicologico) e Dostoevskij. Anche opere di letteratura inglese come quelle di Sterne e Swith ebbero un importante ruolo nella sua formazione culturale. Infine le sue opere risentirono dell’influsso del flusso di coscienza di Joyce. Secondo alcuni critici fu di fondamentale importanza l’influenza della filosofia di Schopenhauer nella formazione di Svevo. Dal filosofo tedesco Svevo riprese l’idea di Voluntas, forza cieca che ci spinge a vivere. Il filosofo divide gli uomini in Lottatori e Contemplatori: i primi sono coloro che si lasciano trasportare da tale volontà e che rinunciano alla lotta, mentre i secondi sfruttano la loro coscienza razionale per opporsi alla Voluntas. Svevo definì i primi Sani, che affidandosi alla Voluntas assicurano la sopravvivenza della specie, e i secondi Malati. Infatti la libertà ottenuta dalla Voluntas conduce ad uno stato di inettitudine e alla conseguente malattia. Da notare è anche l’interpretazione che lo scrittore italiano dà alla teoria evoluzionistica darwiniana: secondo il suo punto di vista non sono i più forti a sopravvivere, ma i malati, gli inetti. Infatti sono questi ultimi che, grazie alla loro costante inquietudine, sono in grado di adattarsi più facilmente agli eventuali cambiamenti del mondo che li circonda.
Poetica del faro e della formica
Per Svevo sono due i momenti costruttivi dell’arte letteraria. Il primo momento, a priori, è costituto dall’ispirazione e all’intuizione dei dati e degli oggetti reali. Tale intuizione è chiamata dallo scrittore “sentimento”. Il secondo momento, a posteriori, è costituito dalla riflessione sui dati, grazie alla quale gli oggetti non sfuggono dalla mente dello scrittore. Questa concezione è spiegata da Svevo con l’immagine del faro e della formica: la luce del faro, come l’ispirazione dell’artista, illumina per un momento con la sua luce intermittente. La formica, come il poeta che riflette, approfitta di questo momento di luminosità per trovare la strada che porta al faro. Gli obiettivi dell’artista sono tre: - oggettivazione dei dati soggettivi - recupero e salvaguardia dell’esistenza mediante la letteratura - la valorizzazione dell’inettitudine vista non come malattia ma come condizione privilegiata per la difesa della vita. La scrittura diventa la sola terapia contro la malattia dell’individuo nel mondo.
Caratteri delle opere di Svevo
Le tre opere di Svevo presentano l’investigazione degli autoinganni, cioè degli alibi morali, delle razionalizzazioni che nascono e degli impulsi inconsci della mente umana. Nelle prime due opere (“Una vita” e “Senilità”) il narratore assume il ruolo di un giudice esterno al piano narrativo e la voce narrante interviene con giudizi che sottolineano la differenza tra i fatti reali e a coscienza che il protagonista ha di tali avvenimenti. Questo distacco non si trova nella “Coscienza di Zeno” nella quale il narratore e la coscienza del protagonista coincidono. In tutti e tre compare la figura dell’Inetto, che nei primi due libri è un letterato piccolo borghese insoddisfatto della propria posizione, mentre nel terzo l’inetto appartiene al mondo della finanza e del commercio ed è contento della propria situazione sociale.
Lo stile
Nel romanzo “Senilità” la focalizzazione è interna e fissa quando il protagonista analizza se stesso. In alcuni casi il protagonista smette di essere il narratore e si passa ad una narrazione in terza persona e il narratore interviene suggerendo un punto di vista diverso da quello del protagonista. Ne “La coscienza di Zeno” la narrazione segue il flusso dei ricordi del protagonista mediante analessi, digressioni, prolessi e distacco netto tra fabula (eventi in ordine cronologico e logico) e intreccio (eventi nell’ordine deciso dall’autore). Esiste un doppio Io narrante: il personaggio Zeno fornisce giustificazioni alle proprie azioni, mentre il narratore Zeno le pone in discussione. L’Io narratore racconta seguendo il flusso dei suoi ricordi (monologo interiore, flusso di coscienza, discorso indiretto e libera associazione di idee) e si distacca dallo Zeno personaggio mediante l’uso dell’ironia. I tempi verbali utilizzati sono di diverso tipo:
- tempi storici: rievocazione
- tempo presente: narrazione
- tempo condizionale: giudizio dell’Io
Lingua
La lingua utilizzata da Svevo risente dell’influsso del tedesco da lui studiato in gioventù, e per questo appare con una struttura appartenente a diverse lingue. Il suo punto di forza è l’antiletterarietà. Il protagonista non usa la lingua pura della letteratura classica ma quella sfasata, che vuole rappresentare il linguaggio non definito della coscienza.
Brano tratto dal portale NonMistampi.com. Risorse per l'apprendimento (licenza CC BY-NC-SA)
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